Comunicato sui gravi fatti della turchia

26 Luglio 2016

In seguito alla notte di violenza tra il 15 e il 16 luglio, durante la quale è stato tentato un colpo di stato militare, le autorità turche hanno intrapreso rapide purghe all'interno dell'esercito, del potere giudiziario e dell'amministrazione civile del ministero dell'interno. I dati riportati da Amnesty International segnalano: 7543 “complottisti” arrestati, 318 dei quali posti in detenzione preventiva; 7000 poliziotti sospesi, 2700 giudici e procuratori rimossi dall'incarico.

Le epurazioni di Erdogan, in un secondo momento, coinvolgono: 15.200 insegnanti pubblici, 492 Imam e docenti di religione, 21.000 docenti privati, 1.577 decani dell'Università, 100 agenti  dei servizi segreti sospesi.

La libertà di stampa è sotto scacco. Le autorità hanno arbitrariamente bloccato oltre 20 siti web d'informazione e sospeso 34 giornalisti. Il 19 luglio il governo ha revocato la licenza a 25 organi di stampa. 

Le continue dichiarazioni del presidente Erdogan e dei suoi rappresentanti circa il ripristino della pena di morte e il suo uso retroattivo per punire i responsabili del fallito golpe sono agghiaccianti: tutto ciò comporterebbe ad un'amara violazione delle convenzioni sui diritti umani di cui la Turchia è parte.

Il 20 luglio, a seguito di una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale e del governo turco, il presidente Erdogan ha annunciato la volontà del governo di imporre uno stato di emergenza per almeno 3 mesi. Il governo ha, così, sospeso la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Lo stato di emergenza, inoltre, conferisce al presidente del Consiglio, insieme al suo governo, il potere di governare per decreto e ignorare il parlamento.

Secondo il diritto internazionale, le misure di emergenza, le quali possono essere adottate da un governo in caso di un pericolo imminente, devono essere necessarie e proporzionate in portata e durata.  Il loro utilizzo è rivolto esclusivamente per contrastare minacce alla sicurezza della nazione. Devono essere attentamente monitorate, temporanee e impiegate solo quando assolutamente necessario.

È bene sottolineare come secondo il diritto internazionale esistono alcuni diritti, come il diritto ad un processo equo e i divieti di tortura e discriminazione, che non possono essere sospesi né limitati.

È chiaro che il governo ha abusato delle leggi esistenti e, purtroppo, lo stato di emergenza alimenta le possibilità di perpetuare su questo irto sentiero.

Le vittime non sono più solo militari, magistrati, dipendenti pubblici, insegnanti e giornalisti; il Sultano Erdogan ha deciso di trascinare nell'inferno anche donne e bambini. 

L'Alta Corte di Istanbul ha eliminato di fatto il reato di abuso sessuale su minori indifesi.

La cesura pone oggi come limite l'età di 12 anni; di conseguenza dai 13 anni in su le vittime sono considerate adolescenti consapevoli della natura di un atto sessuale. La decisione diventerà legge effettiva il 13 gennaio 2017. 

La situazione, tuttavia, diventa ancora più drammatica, sempre che sia possibile. Le fonti locali segnalano stupri e abusi sessuali nei campi profughi turchi. Le vittime sono migliaia di bambini siriani e iracheni, i quali scappano dall'orrore della guerra per giungere all'inumanità di Erdogan. 

È il preludio di una dittatura, nella quale i diritti umani sono calpestati e violati senza riserve?

È più importante che mai che il governo turco faccia un passo indietro e rispetti i diritti inviolabili e inalienabili dell'uomo  e gli Stati Membri dell’Unione Europea adottino ogni misura diplomatica per  mantenere la democrazia e difendere i Diritti Umani dei cittadini turchi ed europei.

Direttore Dipartimento Diritti Umani